Il termine ipovitaminosi indica una carenza parziale di una o più vitamine. Non si tratta di un quadro immediatamente evidente, perché spesso i segnali iniziali sono sfumati e si confondono con abitudini quotidiane come stanchezza, cali di concentrazione o irritabilità.

Nelle società moderne la carenza lieve è più diffusa della vera e propria avitaminosi, cioè l’assenza quasi totale di una vitamina. Questo significa che molte persone convivono con un livello insufficiente di micronutrienti senza rendersene conto.

Inoltre, l’ipovitaminosi non riguarda solo l’alimentazione. Entra in gioco una combinazione di fattori: stile di vita, condizioni mediche, età, assunzione di farmaci e modalità di assorbimento intestinale. Per questo motivo è utile conoscere le cause più comuni e i sintomi più frequenti, così da riconoscere tempestivamente eventuali campanelli d’allarme.

Le principali cause di ipovitaminosi

La causa più immediata è un apporto dietetico insufficiente. Una dieta monotona o troppo restrittiva può ridurre l’assunzione di vitamine fondamentali come A, C, D, E e quelle del gruppo B.

Tuttavia, gli specialisti ricordano che la carenza può dipendere anche da problemi di assorbimento, soprattutto in chi soffre di malattie intestinali come celiachia, morbo di Crohn o colite ulcerosa. In questi casi, anche seguendo un’alimentazione varia, l’organismo non riesce a utilizzare correttamente le vitamine introdotte.

Un altro elemento da considerare è la malnutrizione energetica e proteica, che può comparire in condizioni di fragilità, negli anziani o dopo periodi prolungati di malattia. Le carenze vitaminiche sono più frequenti nei soggetti che assumono alcol in modo regolare, poiché l’alcol compromette l’assorbimento e accelera l’eliminazione di molte vitamine.

Tra le cause ricorrenti rientra anche l’assunzione prolungata di alcuni farmaci. Secondo varie revisioni pubblicate su PubMed, i diuretici, gli inibitori della pompa protonica, i lassativi usati cronicamente e alcuni antibiotici possono ridurre la disponibilità dell’organismo di vitamina B12, folati, vitamina D o vitamina K.

Infine, una ridotta esposizione al sole incide direttamente sui livelli di vitamina D, particolarmente nei mesi invernali o in persone che trascorrono molte ore in ambienti chiusi.

I sintomi: come si manifestano le carenze

I sintomi variano in base alla vitamina coinvolta, ma spesso i primi segnali sono generici. In molti casi emergono stanchezza persistente, difficoltà di concentrazione, pallore o irritabilità. È il motivo per cui l’ipovitaminosi può passare inosservata per mesi.

La vitamina D, ad esempio, quando è bassa può causare dolori muscolari, riduzione della forza e maggiore predisposizione a infezioni respiratorie. Gli esperti sottolineano che la carenza prolungata può influire anche sulla salute delle ossa.

Una carenza di vitamina B12 porta spesso formicolii, debolezza, problemi di memoria e, nei casi più avanzati, anemia megaloblastica. La vitamina B12 è particolarmente a rischio nelle persone che seguono un’alimentazione vegetariana o vegana senza un’attenta integrazione.

La vitamina C, invece, quando è insufficiente può provocare sanguinamento gengivale, facilità ai lividi e riduzione della capacità di cicatrizzazione. Non si tratta di uno scorbuto in senso stretto, ma di un insieme di sintomi più moderati caratteristici dell’ipovitaminosi lieve.

Una carenza di vitamina A può riflettersi sulla vista, creando difficoltà soprattutto in condizioni di scarsa luminosità. In alcuni casi compaiono anche pelle secca e maggiore suscettibilità alle infezioni.

Per quanto riguarda le vitamine del gruppo B, la sintomatologia è spesso combinata: irritabilità, disturbi del sonno, perdita di appetito, anemia e alterazioni cutanee. Un quadro che può essere facilmente attribuito a stress o a periodi intensi di lavoro, ma che talvolta nasconde una carenza nutrizionale.

Ipovitaminosi: Fattori di rischio da non trascurare

L’ipovitaminosi può interessare chiunque, ma alcuni gruppi mostrano una maggiore predisposizione. Gli anziani, infatti, hanno un assorbimento intestinale più lento e spesso un’alimentazione meno variegata. I bambini che seguono diete selettive, le donne in gravidanza e le persone con patologie cronichedovrebbero controllare periodicamente i livelli di alcune vitamine.

Anche lo stile di vita influisce più di quanto si pensi. Abitudini come saltare i pasti, consumare pochi vegetali freschi o affidarsi spesso a prodotti da forno industriali possono ridurre l’apporto naturale di molte vitamine. A questo si aggiunge la diffusione di lavori sedentari che espongono sempre meno alla luce solare, con conseguente riduzione della sintesi di vitamina D.

Quando rivolgersi a un medico

I sintomi dell’ipovitaminosi sono spesso sfumati, quindi la diagnosi deve essere affidata a un professionista. Gli esami del sangue consentono di valutare i livelli delle principali vitamine e di verificare eventuali alterazioni correlate, come anemia o infiammazioni.

Ricordiamo che l’integrazione non dovrebbe essere avviata in autonomia. Un dosaggio errato può risultare inutile o, in alcuni casi, dannoso. È invece importante individuare la causa della carenza, così da intervenire in modo appropriato con dieta, integrazione o trattamenti specifici.