Quando si parla di prostata ingrossata, si fa riferimento a un disturbo molto diffuso tra gli uomini dopo i cinquant’anni. In termini medici, si chiama ipertrofia prostatica benigna e, nonostante il nome possa spaventare, si tratta di una condizione non tumorale. Ciò non significa che sia trascurabile: chi ne soffre sa bene quanto possano essere fastidiosi i sintomi, soprattutto quelli legati alla minzione.
Uscire più volte dal letto durante la notte per urinare, avvertire un flusso debole, oppure la sensazione di non riuscire a svuotare del tutto la vescica. Sono situazioni che, a lungo andare, possono influire anche sul riposo e sulla vita quotidiana. Fortunatamente, oltre ai farmaci, ci sono buone abitudini che possono dare un aiuto concreto. Una tra tutte: l’alimentazione.
Cosa tratteremo
L’importanza di una dieta equilibrata per la prostata ingrossata
Mangiare bene non cura la prostata ingrossata, ma può ridurre l’infiammazione, alleggerire i sintomi e, in alcuni casi, migliorare la qualità della vita. Non esiste una “dieta della prostata”, ma alcuni principi si sono dimostrati utili.
Frutta e verdura, ad esempio, andrebbero consumate ogni giorno. Sono ricche di fibre e di sostanze protettive. Pomodori, melograno, broccoli, cavoli e spinaci sono tra i più indicati. In particolare, il pomodoro cotto contiene licopene, un antiossidante che ha attirato l’interesse di diversi studi.
Anche il tipo di grassi che si assumono ha un peso. Meglio prediligere quelli “buoni”, come quelli contenuti nell’olio extravergine d’oliva, nel pesce azzurro e nei semi. Tra i minerali, lo zinco è fondamentale per il funzionamento della prostata. Semi di zucca, noci e alcuni frutti di mare ne sono ricchi.
Cosa evitare per non peggiorare i sintomi
Alcuni alimenti possono irritare la vescica o aumentare lo stimolo a urinare. In particolare, sarebbe meglio limitare caffè, alcol e cibi molto speziati. Anche le carni rosse, se consumate in eccesso, possono aumentare il livello infiammatorio dell’organismo. Questo non significa eliminarle del tutto, ma consumarle con maggiore attenzione.
Un altro aspetto da non trascurare è l’idratazione. Bere è importante, ma bisognerebbe distribuire i liquidi durante la giornata, evitando di concentrare tutto la sera. Questo accorgimento può ridurre il numero di risvegli notturni legati alla necessità di urinare.
Rimedi naturali per la prostata ingrossata: possono servire?
Accanto alle indicazioni alimentari, molte persone si chiedono se esistano rimedi naturali che possano aiutare. Alcuni estratti vegetali sono stati studiati proprio in relazione all’ipertrofia prostatica benigna. Tra i più noti c’è la Serenoa repens, una pianta che contiene principi attivi capaci di modulare l’attività ormonale. Anche l’ortica e il Pygeum africanum vengono spesso citati per i loro effetti diuretici o antinfiammatori.
Tuttavia, prima di assumere integratori o prodotti erboristici, è sempre bene parlarne con il proprio medico. Anche le sostanze naturali possono interagire con i farmaci o risultare inadatte in alcune situazioni.
Movimento e stili di vita
Non si può parlare di salute prostatica senza citare l’attività fisica. Chi si muove regolarmente ha meno probabilità di sviluppare sintomi severi. Non servono sforzi estremi: camminare ogni giorno, fare ginnastica dolce o nuotare è più che sufficiente. L’importante è evitare una vita troppo sedentaria.
Anche lo stress può incidere, in modo indiretto ma concreto. In situazioni di tensione, si tende a contrarre i muscoli del pavimento pelvico, con un peggioramento dei sintomi. Tecniche di rilassamento, esercizi di respirazione e una buona qualità del sonno possono quindi rientrare, a pieno titolo, tra i rimedi non farmacologici.
Prostata ingrossata: Quando rivolgersi al medico
Alcuni disturbi, specie all’inizio, possono sembrare lievi. Tuttavia, è sempre consigliabile consultare un urologo quando si nota un cambiamento nella minzione, anche se non è particolarmente fastidioso. Solo un medico può valutare se si tratta davvero di IPB o se sia il caso di fare accertamenti più approfonditi.
In molti casi non servono interventi invasivi. La terapia può essere farmacologica o, nei quadri più lievi, basata semplicemente su controlli periodici e correzioni dello stile di vita. Ma la chiave è la diagnosi precoce.