Lo shock termico è una condizione patologica derivante da un’intensa sollecitazione interna provocata da un’eccessiva variazione di temperatura.

Shock termico: i segnali

Questa situazione può derivare da un rapido abbassamento oppure innalzamento di temperatura all’interno dell’organismo.
Questo a sua volta può causare conseguenze anche molto gravi; tra queste vasocostrizione, vasodilatazione, arresto cardiaco, blocco respiratorio, collasso e morte.
Il primo sintomo indicativo di questo disturbo è il respiro affannoso e più frequente, che può evolvere in iperventilazione parossistica. In alcuni casi si manifesta anche ipotermia con sintomi neurologici come brividi, tremori, confusione mentale e incoscienza.
Altri segnali tipici dello shock termico sono dolore toracico, capogiri e vertigini, visione offuscata. E ancora parestesie degli arti superiori e inferiori, stordimento, agitazione e sensazione di morte imminente.
Anche se l’iperventilazione è una reazione fisiologica di difesa, il corpo subisce le sue conseguenze in maniera spesso drammatica. Si può infatti arrivare a un coinvolgimento cerebrale che prelude alla dispnea e poi alla sincope.

Caratteristiche dello shock termico

Lo shock termico è una condizione che non deve essere mai sottovalutata poiché coinvolge gli apparati più importanti del corpo. Questi possono smettere di funzionare causando il decesso. La circolazione sanguigna, il cuore e l’apparato circolatorio sono i principali bersagli delle brusche variazioni di temperatura; responsabili di gravi squilibri metabolici.
Quando l’organismo si trova improvvisamente a contatto con temperature troppo rigide innesca una brusca vasocostrizione. Stimola dunque il cuore a lavorare di più poiché deve spingere il sangue a superare gli ostacoli periferici.
Di conseguenza, la circolazione subisce un forte rallentamento e i muscoli incominciano a tremare.
Nel caso opposto, quando cioè l’organismo deve affrontare temperature troppo elevate, si verifica una vasodilatazione diffusa. I vasi periferici aumentano il loro calibro con rischio di collasso cardiocircolatorio. In condizioni del genere il cuore si ritrova a fare un lavoro eccessivo perché deve contrastare l’ipotensione arteriosa. Queste due condizioni estreme si caratterizzano quindi per un surmenage funzionale del miocardio, che in alcuni casi non è in grado di fare fronte allo shock termico.

Shock termico e processi digestivi

Un’altra situazione in cui si possono verificare conseguenze rischiose per la sopravvivenza è relativa allo shock termico durante i processi digestivi; quando cioè il sangue viene richiamato da stomaco e intestino dopo l’introduzione di un pasto particolarmente abbondante.
Di conseguenza un impatto improvviso con freddo o caldo eccessivi può provocare un blocco digestivo; noto con il nome di “congestione“.
Nella maggior parte dei casi si tratta di un disturbo transitorio che si risolve nel giro di qualche ora; tuttavia è sempre consigliabile non sottovalutare una situazione del genere, che potrebbe evolvere in maniera drammatica.
La prevenzione rimane il rimedio più efficace per affrontare le variazioni termiche, soprattutto durante la digestione.

La termoregolazione

L’organismo è dotato di un perfetto sistema di termoregolazione che dipende da recettori sensoriali periferici (termorecettori). Da questi partono fibre sensitive dirette dapprima al midollo spinale e poi all’encefalo.
Il controllo termico del corpo è di tipo neuroendocrino, poiché coinvolge anche la tiroide e le ghiandole sudoripare. In condizioni fisiologiche l’organismo provvede autonomamente a mettere in atto una compensazione termica che agisce a livello biomolecolare.
Per adattarsi a improvvisi mutamenti ambientali, il corpo aumenta la produzione di neuromediatori e ormoni che facilitano l’adattamento alle variazioni termiche.
Tra i principali composti coinvolti in questo processo, vi è una molecola conosciuta con il nome di “proteina dello shock termico” (HSP); è una sostanza peptidica la cui funzione si prolunga per circa 24 ore. La HSP si sintetizza in seguito all’attivazione dei termoregolatori. Svolge un’attività difensiva nei confronti dell’apparato cardiocircolatorio, evitando l’insorgenza di problemi al cuore e ai vasi.
In un corpo sano, il contatto con temperature elevate o rigide stimola la produzione di questa proteina per aumentare la resistenza contro lo shock termico; mediata anche dalle difese immunitarie.
A volte i cambiamenti climatici avvengono in maniera così rapida che l’organismo non riesce ad adeguarsi, con conseguenze negative per la salute.

Come affrontare uno shock termico

Tutte le volte in cui si verificano variazioni della temperatura esterna (da caldo intenso a freddo rigido), il corpo umano reagisce attivando meccanismi di termoregolazione endogena. Questi sono strettamente collegati al metabolismo energetico.
In presenza di temperature basse aumenta la produzione di calore; quindi il consumo di energia accumulata nell’organismo. Quando il caldo diventa particolarmente intenso è necessario disperdere calore attraverso l’evaporazione del sudore.
Per evitare lo shock termico è indispensabile che la temperatura corporea si mantenga sui 37 gradi, con piccole variazioni.
Gli individui più vulnerabili come adulti immunodepressi, ammalati, bambini e anziani, hanno più difficoltà a termoregolarsi. Possono dunque andare incontro più facilmente a shock termico, che se non affrontato tempestivamente potrebbe avere conseguenze fatali.
Per supportare l’organismo ad affrontare condizioni estreme, è indispensabile curare adeguatamente l’alimentazione, stimolare il sistema immunitario e condurre uno stile di vita sano e salutare.