Siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa.

Papa Francesco, piazza San Pietro, 27 marzo 2020

 

Amelia ha quattordici anni, frequenta il primo superiore di un liceo artistico e la vita con lei è stata fin troppo severa sin dall’infanzia: orfana di madre a causa di un “brutto male” come lo chiama lei, e con un padre poco attento alle sue esigenze. Un giorno Amelia mentre litiga con le compagne di classe, riceve il seguente insulto: “sei una stupida orfana e anoressica”. La ragazzina da quel giorno non riesce a pensare ad altro, non vuole tornare a scuola, copre il suo corpo con abiti di tre taglie più grandi e inizia a fare delle incisioni e bruciature sul suo corpo.

Il pomeriggio del 18 marzo 2021 Cristina, bellissima sedicenne dagli occhi grandi e azzurri e capelli lunghi e lisci, stava facendo la sua merenda con il suo amato panino al cioccolato quando, la madre le dice che dovrebbe fare merenda con della frutta se vuole essere magra e piacere ai ragazzi. Quando giunge a chiedere il mio aiuto non riusciva a pensare ad altro che al suo corpo. Vomitava tutti i giorni ormai da sette mesi, aveva smesso di mangiare cibi solidi e lo sport era la sua ossessione. Non si è fatta mancare due tentativi di suicidio di cui nessuno era venuto a conoscenza prima di me.

Che cos’è un trauma?

Nella scala delle esperienze traumatiche il lutto e le incurie genitoriali compaiono in una differente posizione rispetto alle migliori intenzioni di una madre amorevole di dare suggerimenti estetici e salutisti alla propria figlia. Tuttavia, è necessario delineare sin da subito che un evento o comunque, un’esperienza è definita soggettivamente traumatica: non possiamo decidere cosa possa o non possa essere definita un’esperienza traumatica senza considerare la percezione che la persona ha di sé, degli altri e del mondo.

Che cos’hanno in comune questi casi? In seguito a un evento talvolta apparentemente banale (un consiglio di sana alimentazione della madre) talvolta invece decisamente doloroso (l’insulto rispetto al lutto e al suo aspetto) la persona non è più in grado di vivere il presente e immaginare il futuro come lo ha fatto fino a quel momento.

Quali sono le conseguenze di un trauma?

L’esperienza traumatica diviene spartiacque della propria esistenza: ricordiamo esattamente dove eravamo, cosa indossavamo, cosa stavamo facendo al momento del trauma. Il dolore nella giovane mente dell’adolescente lascia il segno, provocando reazioni che a lungo termine possono divenire disfunzionali e possono addirittura generare dei veri disturbi. I traumi sono delle vere ferite perché il dolore ferisce e lacera, così, proprio come una ferita che non viene accuratamente medicata può causare diverse conseguenze.

Non puoi tornare indietro e cambiare l’inizio,

ma puoi iniziare dove sei e cambiare il finale.

C.S. Lewis

Quali sono i segnali di sofferenza?

La persona che ha vissuto un’esperienza traumatica è costantemente impegnata in una battaglia per controllare i pensieri e dimenticare l’esperienza traumatica; si tratta di coping reactions (Cagnoni, Milanese, 2009) ovvero reazioni spesso spontanee che mettiamo in atto nella speranza di cancellare il trauma dalla nostra memoria ma che, purtroppo, finiscono invece per renderlo ancora più vivido. Alcune prime tentate soluzioni per il superamento della sofferenza possono essere “cercare di non pensare”, l’evitamento di tutte le situazioni associate al trauma e tutto ciò che potrebbe ricondurre a emozioni simili a quelle sperimentate durante il trauma.  Come espresso da Michel de Montaigne: “niente fissa una cosa così intensamente nella memoria come il desiderio di dimenticarla”.

Come si elabora il trauma?

L’intervento terapeutico dovrà quindi essere orientato primariamente a sbloccare i copioni disfunzionali guidando il paziente a trasformare la ferita in cicatrice. Che si tratti di dolore, di rabbia o paura la persona è continuamente sopraffatta dalla sofferenza e poiché le aree cerebrali interessate sono quelle sottocorticali, l’intervento deve guidare la persona a vivere esperienze emozionali correttive positive che conducano al superamento di quelle traumatiche; ad esempio, mediante il romanzo del trauma (Nardone, Cagnoni, Milanese, 2007; Cagnoni, Milanese, 2009). Si tratta di narrare quotidianamente quei terribili ricordi, fino a quando non sentirà di aver detto tutto. L’aforisma di Robert Frost esprime perfettamente la logica di tale prescrizione: “Se vuoi venirne fuori devi passarci nel mezzo”.

 

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