Nel momento in cui il ginocchio risulti essere gravemente danneggiato, non riuscendo più ad espletare le normali azioni della vita quotidiana, la protesi rappresenta la soluzione più indicata.

Chirurgia sostitutiva di ginocchio: cos’è e quando viene effettuata

La chirurgia sostitutiva di ginocchio, conosciuta anche come artroplastica di ginocchio, è un’operazione chirurgica in grado di migliorare la funzione dell’articolazione del ginocchio danneggiato e ad alleviare il dolore e ripristinare una buona qualità di vita.

Ci sono diverse patologie e disturbi, come ci spiega il Dott. Perrone, specializzato in chirurgia del ginocchio.

Si tratta di un intervento nel quale si procede ad asportare porzioni dell’osso e della cartilagine danneggiati dal femore e dalla tibia e sostituirli con un’articolazione artificiale (artroprotesi). La protesi è composta da una lega metallica (titanio) e plastica di elevata qualità.

Nel proporre questo intervento, il chirurgo ortopedico effettua:

  • una valutazione del ginocchio;
  • saggia la mobilità e il grado di movimento;
  • testa la stabilità e la forza dell’articolazione stessa.

L’esame obiettivo viene completato da esami strumentali quali le radiografie o una RMN (Risonanza Magnetica Nucleare) o una TAC.

Una volta accertato il bisogno di sostituire parte dell’articolazione con una protesi, il medico sceglie la tipologia di protesi e la tecnica chirurgica più adatta alle esigenze del paziente. Queste decisioni vengono pesate sulla base dell’età, peso corporeo, livello di attività fisica, caratteristiche dell’arto e la salute generale del paziente.

Quali tipologie di protesi esistono?

Esistono varie tipologie di protesi di ginocchio, le quali possono essere suddivise in protesi totali (bicompartimentali) e protesi parziali (monocompartimentali).

La protesi monocompartimentale va a sostituire la cartilagine articolare di un solo compartimento dell’articolazione, mediale o laterale. In tal caso il vantaggio è quello di un intervento chirurgico poco invasivo, poiché la resezione ossea è minima, inoltre si conservano le restati strutture del ginocchio, in particolare il legamento crociato anteriore.

La protesi monocompartimentale viene proposta nei pazienti più giovani, i quali presentano un’artrosi monolaterale, con il crociato anteriore sano ed una deformità ridotta dell’arto inferiore.

La protesi totale di ginocchio, definita anche bicompartimentale, è la tipologia maggiormente diffusa e utilizzata. Si compone di due componenti metalliche, le quali vengono entrambe ancorate all’osso attraverso l’uso del cemento osseo. Fra le componenti metalliche ve ne è una centrale realizzata in plastica (polietilene) che permette il movimento di flesso-estensione.

La protesi totale è indicata nei casi di artrosi diffusa ed avanzata del ginocchio: nei soggetti anziani, nei casi di severa alterazione dell’asse di carico dell’arto inferiore, negli esiti di gravi fratture del ginocchio guarite in scomposizione.

Tempi di recupero e rieducazione motoria nel post-operatorio

La rieducazione post-operatoria al movimento e i relativi tempi di recupero, variano in base alla tecnica chirurgica usata ed al percorso riabilitativo al quale si viene sottoposti.

Generalmente le aspettative del paziente che oggi si sottopone ad intervento di protesi del ginocchio sono molto alte sia in termini recupero articolare, riduzione del dolore percepito e riduzione della degenza.

Il dottore applica il percorso chiamato “Fast Track” ossia “percorso rapido”.  In tal modo è possibile un notevole incremento qualitativo dei risultati raggiungibili in questa chirurgia attraverso una riduzione del dolore post-operatorio e dello stress chirurgico.

Il risultato clinico sarà superiore rispetto ai protocolli standard perché si lavora anche sulla psicologia del paziente motivandolo in questo percorso di cura.

I punti salienti del protocollo sono:

  • incisioni chirurgiche rispettose dell’anatomia attraverso approcci meno invasivi,
  • controllo del sanguinamento senza fare uso del laccio emostatico alla coscia,
  • rischio di trasfusioni di sangue prossimo allo zero,
  • controllo del dolore post-operatorio e criocompressione,
  • assenza drenaggi articolari e di catetere vescicale,
  • recupero della piena flessione del ginocchio e della deambulazione con carrello entro le 6 ore dall’intervento chirurgico,
  • rieducazione al passo con bastoni canadesi dalla prima giornata post-operatoria,
  • dimissione al domicilio dopo 4-5 giorni e proseguo della riabilitazione presso il proprio domicilio senza necessità di dover transitare in strutture di riabilitazione.

Il percorso Fast Track prevede che dopo la dimissione dall’ospedale, il paziente possa muoversi autonomamente nella stanza, salire le scale, svolgere autonomamente le attività quotidiane di base, e camminare autonomamente per almeno 50 metri utilizzando i bastoni canadesi.

I pazienti più soddisfatti percepiscono di aver ricevuto un certo effetto terapeutico, e avranno meno dubbi riguardo la possibilità di un intervento di protesico sull’articolazione controlaterale danneggiata dall’artrosi.