In implantologia molti articoli parlano esclusivamente di un aspetto, ossia quale siano le modalità di inserimento dell’impianto in sostituzione di uno o più denti mancanti, oltre che la scelta del momento migliore per effettuare questo intervento.

Poco si scrive, invece, relativamente a casi e problematiche che, una volta insorte, possono farci propendere alla decisione di rimuovere l’impianto stesso.

Ecco perché riteniamo che sia opportuno parlarne con più precisione all’interno di questo approfondimento redatto in collaborazione con i professionisti dello studio odontoiatrico Dental Competence di Grosseto.

Quali sono i motivi che spingono ad effettuare la rimozione dell’impianto dentale? Cominciamo col dire che non ne esiste uno solo. Se volessimo riassumere le motivazioni che portano a questa scelta, dovremmo fare sicuramente riferimento ad alcuni casi tra i più diffusi; vediamoli, quindi, di seguito.

Casi di perimplantite

Con questo termine parliamo di quella condizione caratterizzata da un progressivo riassorbimento dell’osso perimplantare.

Questa particolare problematica può derivare dall’azione aggressiva di una forte componente batterica che, se non curata per tempo, può portare ad una condizione tale da rendere inutile l’effettare un intervento rigenerativo (eseguito per cercare di ripristinare l’osso perso dal perdurare del fenomeno infettivo).

In questa situazione non è raro convenire che la cosa migliore da fare è optare per la rimozione dell’impianto, per cercare di risolvere la problematica della perimplantite.

Posizionamento scorretto dell’impianto

Il malposizionamento implantare può sembrare un evento raro, e per la maggior parte dei casi è così, ma può comunque verificarsi.

Un errato posizionamento dell’impianto comporta l’impossibilità di realizzare una protesi realmente utile a conseguire l’obiettivo di ripristinare realmente il dente o i denti mancanti.

La procedura può non andare a buon fine soprattutto nel caso in cui non ci si affida a dei veri esperti in chirurgia orale.

Consideriamo, difatti, che la procedura di posizionamento è particolarmente complessa e non può nemmeno essere applicabile in tutti i casi, di conseguenza solo un vero esperto in chirurgia implantare ha modo di effettuare corretamente l’intervento.

Un posizionamento scorretto dell’impianto dentale può comportare:

  • rischi estetici, soprattutto nel caso in cui si ha un’errata inclinazione dello stesso, ma ovviamente anche rischi protesici;
  • il rischio di non riuscire ad ottenere un perfetto riassorbimento osseo periprotesico, obiettivo fondamentale per un impianto che vuole durare nel tempo;
  • rischi per la nostra salute, qualora l’impianto malposizionato contribuisca alla perforazione della membrana sinusale (la mucosa che ricopre la cavità paranasale del seno mascellare e che, qualora venga perforata, può essere bersaglio di invasioni batteriche, con conseguenti infezioni acute) o a traumatismi nel settore cranio-facciale, come ad esempio le lesioni al nervo alveolare inferiore.

Ovviamente un caso di malposizionamento trova la naturale soluzione nell’estrazione dello stesso e nel suo riposizionamento nella sede corretta.

Bisogna stare attenti a non incappare in casi come questo, in quanto il malposizionamento non implica una mancata integrazione tra impianto ed osso che, anzi, può completarsi comunque correttamente.

Il rischio è quello di trovarsi a dover scindere un legame tra due elementi che può risultare ancor più forte (in certi casi) tra il normale legame presente tra osso ed osso.

Frattura di una componente implantare

Va detto che gli impianti di ultima generazione sono costruiti con materiali realmente resistenti, ma questo non esclude totalmente a priori che non possano capitare il verificarsi di situazioni nelle quali l’impianto può fratturarsi, rendendo necessaria l’immediata rimozione dello stesso.

Nonostante, lo ripetiamo, si tratti di un evento particolarmente raro, può verificarsi nel caso in cui vi sia stata una scorretta pianificazione dell’intervento di inserimento dell’impianto (un avvitamento errato o non completo può essere una causa).

Allo stesso tempo anche l’azione di una forza masticatoria particolarmente importante può generare un sovraccarico sull’impianto stesso, con conseguente frattura in una delle sue parti. Fortunatamente i materiali di cui oggi disponiamo per la costruzione di questi strumenti, rendono davvero difficile il verificarsi di questi spiacevoli eventi.

Integrazione non completa dell’impianto

Un intervento di implantologia può definirsi ben riuscito soprattutto se si verifica la corretta integrazione dell’impianto all’interno dell’osso.

Quando questo NON accade, si può sentire (percuotendo l’impianto) un rumore sordo, dovuto alla presenza di un vuoto nell’interfaccia tra impianto ed osso.

Le cause che possono portare ad una mancata integrazione dell’impianto possono essere molteplici e riconducibili ad un errore dell’operatore chirurgo, ma anche a scorrette abitudini del paziente stesso, che non segue uno stile di vita sano o non persegue un percorso di regolare igiene orale domestica, con l’aggiunta di periodici controlli presso l’odontoiatra di fiducia).

Esistono, infine, anche cause riconducibili al paziente, ma non dipendenti da suoi comportamenti (come ad esempio la presenza di un tessuto osseo più morbido del normale, o il normale processo di invecchiamento che contribuisce alla degradazione dell’osso che sostiene l’impianto.

Qualunque sia la causa che ha generato la necessità di rimuovere l’impianto, dovete comunque sapere che vi è sempre la possibilità di poterlo reinserire nuovamente, anche facendo trascorrere qualche settimana dalla sua estrazione.

In ogni caso si consiglia sempre, qualora si avvertano dei primi segni che il nostro impianto presenta dei problemi, di contattare subito il proprio odontoiatra e di non dimenticare mai di rispettare le visite di controllo, necessarie per stabilire se il processo di osteointegrazione dell’impianto sta andando correttamente a buon fine.