L’imposizione di un aborto o di una gravidanza potrebbe essere considerato a tutti gli effetti una forma di abuso sulle donne. Recentemente, di fronte ad un giudice di Los Angeles la nota popstar Britney Spears ha denunciato il padre, che ha la sua custodia dal 2008, non averle dato il permesso di rimuovere la spirale intrauterina per poter avere altri figli.

Una vera violenza sulla donna che è definita “coercizione riproduttiva”. Con il termine si indicano “comportamenti che interferiscono con l’autonomia decisionale di una donna a proposito della sua salute riproduttiva”.

Rientra nei casi di violenza psicologica che spesso si fa fatica a riconoscere

Questo perché spesso, l’imposizione dei genitori sui figli sulla gravidanza o sulla contraccezione viene intesa come una forma di preoccupazione più che una manipolazione che abusa del ruolo genitoriale sul consenso dei figli.

Ciò che caratterizza questa forma di violenza e che la contraddistingue da una forma di “protezione” è l’obbligo (attraverso minacce verbali e fisiche, controlli eccessivi e maniacali) su una donna, obbligandola a portare interrompere una gravidanza, imponendole di utilizzare contraccettivi femminili.

Come ci spiega il rappresentante di preservativimigliori.com, Andrea Molinari, che collabora con noti marchi alla diffusione di misure per la salvaguardia della salute sessuale degli italiani:

“In Italia, attualmente sono tantissime le giovani donne che hanno consapevolezza sull’importanza della propria salute sessuale e, nella maggior parte dei casi, provvedono in autonomia a proteggere se stesse, adottando misure preventive come i profilattici femminili, la pillola anticoncezionale o la spirale intrauterina. Nel caso esse desiderano una gravidanza, non è lecito da parte dei genitori o del partner imporre loro di continuare ad utilizzare forme anticoncezionali, senza il loro consenso”

La coercizione riproduttiva arriva anche dai Governi e da alcuni Stati

Noto il fatto che tale forma di violenza avviene per lo più all’interno della coppia o del nucleo familiare. Recentemente, però, uno studio condotto dal Guttmacher Institute, il più importante centro di studio mondiale sulla salute riproduttiva ha messo in evidenza il fatto che la coercizione riproduttiva può essere attuata anche per mano di Stati e governi.

Possiamo pensare ai casi di sterilizzazione delle afroamericane negli Stati Uniti o delle donne indigene in Perù in una campagna avvenuta tra il 1996 e il 2000.

Forme di violenza sono da considerare anche le campagne pro-nataliste, che mirano ad aumentare il numero di nuovi nati sottraendo alle donne il controllo sul proprio corpo. Come quella attuata dal governo in Romania dal 1965 al 1989 che vietava aborto e altre forme di contraccezione. Il risultato fu in seguito una sovrappopolazione con gravi problemi sociali,alti tassi di mortalità durante il parto e ricorso ad aborto illegale.

Un diritto a favore delle donne

Per fortuna da alcuni anni ormai, il diritto di ogni donna di decidere autonomamente sulla propria salute riproduttiva è diventato uno dei Principi stabiliti durante la “Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo”, delle Nazioni Unite al Cairo nel 1994.

“I programmi di salute riproduttiva devono fornire il più ampio ventaglio di servizi senza alcuna forma di coercizione. Tutte le coppie e gli individui hanno il diritto fondamentale di decidere liberamente e responsabilmente il numero e la distribuzione dei propri figli e avere l’informazione, l’educazione e i mezzi per farlo”