Con il termine splintaggio dentale si intende una procedura ortodontica non invasiva ed efficiente per stabilizzare denti soggetti ad avulsioni. L’avulsione riguarda lo spostamento totale del dente al di fuori dell’alveolo. Questa particolare situazione avviene quando molte delle fibre che compongono il legamento parodontale si rompono, mentre altre rimangono aderite al cemento e all’osso alveolare.
Le cause possono essere molteplici, dai traumi alle forti pressioni legate al disallineamento dei denti, passando per il digrignare i denti durante le ore di sonno e le malattie gengivali.
La presenza di denti instabili all’interno della bocca compromette il paziente, sia negli aspetti funzionali che psicologici. Per tale motivo è opportuno ricorrere al rimedio più consono alla propria situazione.

Lo splintaggio dentale: cos’è

Lo splintaggio dentale è una tecnica che va a unire i denti instabili, trasformandoli in un’unica unità. Questa sorta di staccionata aiuterà a distribuire meglio la forza del morso e risulterà più stabile e resistente dei singoli denti. In linea di massima, si ricorre allo splintaggio dentale se più del 60% del dente si è deteriorato ed è staccato.
Il principale vantaggio legato a questa procedura è naturalmente quello di evitare la perdita dei denti instabili. Mantenere la struttura naturale del dente, infatti, consente una migliore respirazione e masticazione, nonché benefici riguardo al linguaggio e ai livelli ossei del paziente. Normalmente, la procedura è eseguita sui denti anteriori. Lo splintaggio dentale consiste in un vero e proprio accessorio costituito da materiale composito resistente e staffe o fili in acciaio inossidabile, utili a fissare il tutto. Spessore del materiale e fabbricazione possono variare a seconda delle esigenze riscontrate nel paziente. Facile da applicare, il materiale composito di solito si abbina al colore dei denti, coprendo anche i fili che uniscono l’apparecchio e rendendolo quasi impercettibile. Il risultato diviene dunque solitamente apprezzabile anche a livello estetico.

Tipologie di splintaggio dentale

Esistono diverse tecniche e tipologie di tutori dentali usati nello splintaggio. Ciò che li accomuna è naturalmente la funzionalità. In ogni caso infatti, lo splintaggio serve per stabilizzare il dente e permettergli l’eventuale guarigione. Ogni tipologia e tecnica, inoltre, mira a non interferire con i tessuti molli della bocca e a non compromettere la consueta igiene orale.
Si parla essenzialmente di 3 tipologie di splintaggio dentale:

  • Nei casi più semplici come traumi e disallineamento dei denti, lo splintaggio dentale è di tipo temporaneo, ovvero posto solo per alcuni giorni o settimane. L’accessorio temporaneo è posizionato per consentire il mantenimento parodontale e dare alle gengive il tempo di guarire e riattaccarsi ai denti. In questo caso, stecche o fili metallici sono poste sullo smalto della corona dei denti e ne uniscono un gruppo di 4 o 6. In alternativa, si incide un piccolo canale sui denti instabili per aiutare a fissare il filo metallico.
  • Vi è poi lo splintaggio dentale occlusale. In questa tipologia rientrano gli apparecchi notturni contro il digrignamento dei denti. Il supporto è removibile ed è usato solo nelle ore in cui si presenta l’abitudine. Tale opzione mira a preservare i denti dai dannosi effetti del digrignamento o da forti pressioni. Gli apparecchi in questione sono costituiti in plastica o resina particolarmente spessa. Lo spessore, infatti, consente di separare i denti superiori e inferiori, mantenendoli a una distanza sufficientemente grande da far si che i muscoli della mascella si rilassino. Sempre in tale categoria vi sono i bite sbiancanti. Questi si indossano con un gel sbiancante per pochi minuti o alcune ore, a seconda del prodotto utilizzato e della prescrizione medica.
  • La perdita ossea intorno ai denti e l’infezione del legamento parodontale possono far perdere definitivamente il dente. Sebbene tali problematiche richiedano soluzioni permanenti, nei casi in cui la rimozione non può essere eseguita per motivi medici o finanziari, si può ricorrere a uno splintaggio dentale permanente. In questo caso, dopo aver igienizzato e scongiurato infezioni latenti, i denti instabili vengono fusi insieme usando ponti o corone. Tali impianti possono essere rimossi esclusivamente da personale qualificato.

Costi e durata del trattamento

Generalmente, lo splintaggio dentale è molto rapido e si svolge nell’arco di una seduta dentistica.
Oltre ad essere breve, tale trattamento è totalmente indolore, anche nei casi più complessi. Inizialmente, è possibile sentire una certa pressione causata dall’impianto appena posizionato, ma nell’arco di qualche giorno questa sensazione svanirà. Lo splintaggio dentale, inoltre, è un trattamento duraturo nel tempo. Nei casi meno gravi, lo splintaggio temporaneo è sostituito ogni 1 o 2 settimane, per un totale massimo di 1-2 mesi.
Gli apparecchi occlusali come quelli per il bruxismo durano generalmente 3 anni. Questi rappresentano la tipologia più a rischio logorio. Nella maggior parte dei casi ciò è dovuto alla mancata o errata igiene. Pulire gli apparecchi è in realtà molto semplice, giacché removibili. Tali apparecchi, prima e dopo ogni uso, devono essere lavati e spazzolati con acqua fredda e dentifricio o apposite pastiglie effervescenti.
In termini di costi, il discorso si fa più ampio. La spesa da sostenere dipende infatti da diversi fattori. Tra quelli più rilevanti vi sono indubbiamente la tipologia di impianto, il materiale usato e, non da meno, la difficoltà nel risolvere il problema del paziente. In linea di massima, si va dai 200 per i temporanei, ai 2.000 euro per i permanenti.