Ipossiemia vuol dire quantità ridotta di ossigeno presente nel sangue. Solamente in alcuni casi questa condizione è associabile all’ipossia, ovvero a una situazione analoga, ma che riguarda i tessuti. È un’alterazione degli scambi gassosi tra atmosfera e sangue, che avvengono negli alveoli polmonari, a creare i presupposti per la manifestazione dell’ipossiemia. Nelle prossime righe, dunque, vedremo insieme nel dettaglio quali sono le cause e le conseguenze.

Ipossiemia: cos’è?

L’ipossiemia è una condizione in cui il sangue arterioso contiene una quantità di ossigeno inferiore rispetto al normale.
In linea di massima, significa che l’ossigeno presente nel sangue arterioso è poco utilizzabile oppure scarso.
Potenzialmente, l’ipossiemia è una condizione molto grave, dal momento che un sangue poco ossigenato non è in grado di nutrire nella maniera corretta tessuti e organi del corpo. Un’ossigenazione insufficiente dei tessuti, tra l’altro, può contribuire all’origine di un’altra condizione, definita ipossia. Ad ogni modo, un organo non alimentato adeguatamente di ossigeno non è in grado di adempiere completamente alle proprie funzioni. Tra gli organi per cui questa condizione rappresenta il pericolo più grande, troviamo cervello e fegato.

Ipossiemia: cause

Abbiamo detto che a creare i presupposti per l’insorgenza dell’ipossiemia è un’alterazione degli scambi gassosi tra atmosfera e sangue. Ma come mai questi si verificano? Le cause sono numerose. Tra le principali possiamo riportare l’edema polmonare, l’enfisema polmonare e il mal di montagna. L’ipossiemia si manifesta in modi differenti, ma il sintomo più classico è definito dispnea, quindi difficoltà a respirare.
Il paziente ipossiemico deve essere curato attraverso una somministrazione di ossigeno, ma in alcuni casi limite si può arrivare anche alla ventilazione assistita. Scendendo nel dettaglio, l’ipossiemia può trovare origine nei seguenti motivi:

  • Ostruzione delle vie aeree. Le cause per cui il passaggio d’aria non è permesso possono essere di varia natura, tra cui un attacco d’asma, la presenza di un quantitativo eccessivo di muco, ma anche la presenza di un corpo estraneo nelle vie aeree.
  • ARDS. Si tratta della “sindrome da distress respiratorio acuto“, ovvero una grave malattia dei polmoni originata da un danno dei capillari alveolari. Questi vasi sanguigni, una volta che vengono danneggiati, non sono più raggiunti adeguatamente dal sangue da ossigenare. A causare questa condizione troviamo diversi fattori, tra cui un trauma al torace, la sepsi, una polmonite di grave entità o anche l’inalazione di sostanze nocive.
  • Farmaci capaci di deprimere l’attività dei centri respiratori. Tra gli esempi più classici troviamo gli anestetici come il propofol, oppure i narcotici come la morfina.

Quelle elencate sono solamente alcune tra le cause principali, ma molte altre sono possibili. Tra questi dei difetti cardiaci congeniti, una malattia polmonare interstiziale, un pneumotorace, una fibrosi polmonare, l’apnea notturna e moltissime altre ancora.

Come si manifesta l’ipossiemia e cosa fare

L’ipossiemia si manifesta attraverso una sintomatologia che può variare da soggetto a soggetto, a seconda di quelle che sono le condizioni patologiche scatenanti. I sintomi più comuni, però, sono i seguenti.

  • Dispnea.
  • Stato di confusione.
  • Tosse.
  • Cambiamento del colore della pelle.
  • Aumento frequenza cardiaca.
  • Aumento frequenza respiratoria.
  • Spossatezza.
  • Sudorazione.
  • Bassa saturazione di ossigeno.

Tra tutti questi sintomi, però, quello più comune è sicuramente la dispnea. Nei casi più lievi si manifesta solamente in condizioni di sforzo, ovvero quanto la frequenza respiratoria deve aumentare. Nei casi più gravi, invece, compare anche a riposo.
Ma quali sono le conseguenze dell’ipossiemia? Come anticipato, un paziente affetto da ipossiemia potrebbe necessitare, nei casi più gravi, di un supporto per la ventilazione artificiale e comunque di interventi per la somministrazione di ossigeno.
Una volta che le cause scatenanti saranno identificate, sarà possibile intervenire in maniera opportuna e mirata. Ad esempio, in situazioni di asma grave si possono far assumere al soggetto appositi farmaci, come corticosteroidi inalatori o broncodilatatori, che hanno proprio la finalità di rendere nuovamente aperte le vie respiratorie.