La vitamina D, presente in diversi alimenti, viene prodotta autonomamente dall’organismo. Utile nel processo di calcificazione delle ossa, aiuta a prevenire malattie quali rachitismo e osteoporosi. In più, contribuisce a mantenere normali i livelli di fosforo e calcio nel sangue. L’azione della vitamina D si estende anche ad altri meccanismi extrascheletrici che includono il corretto funzionamento del sistema di difesa dell’organismo, la protezione da malattie autoimmuni, da patologie cardiovascolari, diabete e da alcune tipologie di tumore (al seno, al pancreas, al colon e alla prostata).

Le principali fonti di vitamina D

La vitamina D può essere integrata nell’organismo attraverso:

  • un’adeguata esposizione ai raggi del sole. Si stima che 10 minuti al giorno possano essere sufficienti per prevenirne la carenza. Ovviamente, la quantità assorbita dipende da diversi fattori tra cui la stagione, l’inquinamento atmosferico, la qualità della giornata (soleggiata o nuvolosa), la latitudine e l’ora. Gli esperti raccomandano di non superare i tempi suggeriti, perché un’eccessiva esposizione ai raggi UV può essere causa non solo dell’invecchiamento cutaneo precoce, ma anche dello sviluppo di diversi tumori della pelle.
  • L’alimentazione. La vitamina D è disponibile, seppure in quantità non eccessivamente abbondanti, in diversi alimenti quali fegato, tuorli d’uovo, frutta e verdura, cioccolato e funghi. Tuttavia, è presente in maniera significativa nell’olio di fegato di merluzzo e nel pesce grasso (sgombro, salmone, sardine e aringhe).
  • Integratori. Nel caso in cui le due opzioni precedenti non dovessero essere sufficienti per coprire il fabbisogno dell’organismo o dinanzi a carenze legate alla crescita, alla gravidanza e all’allattamento, si può ricorrere all’uso degli integratori contenenti quantità variabili di vitamina D o associati ad altre vitamine e sali minerali.

Quando si parla di carenza di vitamina D?

La carenza di vitamina D può essere rilevata attraverso la misurazione nel sangue dei livelli del suo precursore, il calcidiolo. I valori devono essere inferiori a 10 ng/mL. Qualora, invece, siano compresi tra 10 – 30 ng/mL si parla di insufficienza. Un quantitativo non soddisfacente di vitamina D nell’organismo di solito non dà alcun preavviso. Solo in casi rari si possono avvertire dei significativi dolori muscolari.
La carenza di questa importantissima molecola può avere effetti negativi sull’organismo. Il cattivo assorbimento del calcio può, infatti, causare fratture, osteoporosi, denti deboli e vulnerabili alla carie nonché rachitismo nei bambini. I soggetti più a rischio sono:

  • i neonati, in quanto il latte materno non è ricco di vitamina D
  • gli anziani, perché la pelle non è più in grado di sintetizzare la sostanza in maniera adeguata e seguono spesso una dieta non corretta
  • le persone con carnagione scura
  • chi è affetto da morbo di Crohn, fibrosi cistica, celiachia e malattie del fegato, perché impediscono il corretto assorbimento della vitamina
  • gli obesi
  • i soggetti che hanno subito un delicato intervento di bypass gastrico
  • gli alcolisti e chi fa un largo consumo di sostanze stupefacenti perché contribuiscono a diminuire le riserve di vitamina D nel fegato.

In linea di massima, secondo le indicazioni dei LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti,  il fabbisogno giornaliero di vitamina D deve essere di:

  • 10 μg per i neonati
  • 15 μg per gli adulti e i bambini
  • 15 μg per le donne in stato interessante e in fase di allattamento
  • 20 μg per gli anziani.

Controindicazioni della vitamina D

La carenza di vitamina D può essere corretta con degli integratori alimentari contenenti quantità variabili della molecola, associate anche ad altri nutrienti, sali minerali e vitamine. È fortemente sconsigliato il fai-da-te. Sarà il medico curante, dopo adeguate indagini, a suggerire la dose in base alla gravità del problema e ad agli altri possibili fattori di rischio.
Un eccesso di vitamina D, infatti, può avere serie ripercussioni nell’organismo, manifestandosi con i seguenti sintomi:

  • vomito e nausea
  • inappetenza
  • senso di debolezza e stanchezza generalizzata
  • costipazione
  • prurito
  • bisogno impellente di urinare
  • sete
  • confusione mentale
  • disturbi renali
  • perdita di peso
  • alterazioni della frequenza cardiaca.

Una recente ricerca pubblicata sulla rivista americana JAMA, ha dimostrato come l’assunzione regolare di integratori di vitamina D in un soggetto non carente, può peggiorare la salute delle ossa. In più, può interagire negativamente anche con alcuni farmaci. Nello specifico:

  • l’assunzione in concomitanza con gli antiepilettici, può causare un mancato assorbimento della vitamina stessa e del calcio
  • l’uso del cortisone può annientare gli effetti benefici della vitamina D
  • per i diabetici, potrebbe essere necessario aggiustare la terapia in quanto interferisce con i livelli di zucchero che circolano nel sangue
  • potrebbe alterare i valori della pressione arteriosa, per cui gli ipertesi dovrebbero richiedere al proprio medico l’aggiustamento delle dosi dei farmaci anti-ipertensivi
  • l’assunzione di colestipolo e di colestiramina (medicinali per il controllo dei livelli di colesterolo cattivo nel sangue) possono rallentare il corretto assorbimento della vitamina D.

Grande alleata delle ossa e dell’organismo, la vitamina D può rivelarsi pericolosa sia quando è presente nel corpo in quantità eccessive che in caso di una possibile carenza accertata.